Gaza, la protesta del presidente di classe al mit contro l’indifferenza

il caso di megha vemuri: libertà di espressione e sanzioni universitarie
Il recente episodio che ha coinvolto Megha Vemuri, studentessa e presidente della classe del Massachusetts Institute of Technology (MIT), evidenzia le tensioni tra il diritto alla libera espressione e le decisioni delle istituzioni accademiche. La vicenda si è sviluppata nel contesto di un intervento pubblico riguardante la crisi umanitaria a Gaza, portando a conseguenze significative sia per la studentessa che per l’ateneo.
contesto e dichiarazioni di megha vemuri
Durante una cerimonia di laurea, Vemuri ha pronunciato un discorso in cui ha condannato il ruolo dell’università nel supportare finanziamenti alla ricerca militare israeliana. Ha sottolineato come, in questo momento critico, molte strutture a Gaza siano state distrutte e ha accusato MIT di essere parte del problema, criticando la sua collaborazione con le forze armate israeliane. La studentessa ha letto un messaggio scritto su un foglio stropicciato, indossando anche un keffiyeh come simbolo di solidarietà.
reazioni e conseguenze ufficiali
Dopo le sue parole, alcuni compagni hanno manifestato sostegno con bandiere palestinesi, mentre altri hanno abbandonato la cerimonia in segno di protesta. Il rettore dell’ateneo ha dichiarato che Vemuri aveva inviato un discorso diverso rispetto a quello approvato prima dell’evento, giustificando così la decisione di vietarle la partecipazione alla cerimonia. Un portavoce dell’università ha inoltre affermato che l’istituzione sostiene la libertà di parola ma si è trovata costretta ad agire contro comportamenti considerati ingannevoli o provocatori.
profili degli studenti coinvolti e reazioni internazionali
Vemuri rappresenta l’ultimo esempio di studenti universitari puniti per aver espresso posizioni pro-Palestina pubblicamente. In passato, altri studenti sono stati sanzionati o esclusi dalle proprie università per analoghi motivi:
- Logan Rozos – diploma ritirato da New York University dopo aver parlato delle atrocità in Palestina;
- Cecilia Culver – esclusa dalla George Washington University dopo aver richiesto lo scioglimento dei legami con Israele;
- Altri casi presso Virginia Commonwealth University.
Dalla ripresa delle ostilità tra Israele e Gaza nell’ottobre precedente, molte campus universitari sono diventati centri di attivismo pro-Palestina. Questa mobilitazione si scontra con le direttive governative degli Stati Uniti volte a reprimere ogni forma di dissenso. Le autorità federali hanno più volte chiesto alle università di limitare i dibattiti sulla questione mediorientale, influendo sulle politiche interne delle istituzioni accademiche.
critiche e reazioni pubbliche
Sui social media sono fioccate dure condanne nei confronti delle decisioni prese da alcune università contro gli studenti impegnati nella difesa dei diritti palestinesi. Tra i commenti più duri spiccano quelli del presidente della Camera americana Mike Johnson, che ha definito le parole di Vemuri “ignoranti” e “moralmente fallite”, invitando gli studenti a evitare MIT ed altre prestigiose università.
posizioni degli studenti e loro motivazioni
I giovani coinvolti continuano a sostenere con fermezza le proprie scelte: molti affermano che non intendono partecipare a eventi ufficiali organizzati da istituzioni considerate complici delle azioni militari israeliane. La studentessa Vemuri ha dichiarato che non si sente obbligata ad attraversare il palco in un contesto che percepisce come colpevole senza giusto processo.
Personaggi principali:- Megha Vemuri – presidente della classe MIT del 2025
- Sally Kornbluth – presidente dell’università MIT
- Miles Nobles – rettore dell’università MIT
- Mike Johnson – presidente della Camera USA